Negli ultimi anni la crescente proliferazione di figure professionali come posturologi, chinesiologi e osteopati ha generato una notevole confusione tra i pazienti riguardo alla reale competenza del fisioterapista. Queste figure, operano spesso al di fuori di un contesto regolamentato e senza una formazione standardizzata che garantisca competenze cliniche adeguate.
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I posturologi, ad esempio, non seguono un percorso accademico che li abiliti a diagnosticare o trattare patologie; si concentrano prevalentemente sull’osservazione e sulla valutazione della postura, ma senza basi mediche solide. I chinesiologi, invece, pur avendo competenze nel movimento umano e nell’allenamento fisico, non possiedono la formazione necessaria per intervenire su condizioni patologiche o riabilitative.
I corsi di laurea in osteopatia sono pochissimi in Italia, uno a Firenze ha preso il via quest’anno, a oggi, quindi, non ci sono laureati, conditio sine qua non per essere riconosciuto come professionista sanitario. L’iter per l’equipollenza dei titoli pregressi non è ancora completato. Pertanto, fino al completamento di questo processo, gli osteopati senza una laurea specifica in osteopatia non sono formalmente riconosciuti come professionisti sanitari.
Questa sovrapposizione terminologica e funzionale non rappresenta solo un problema di percezione, ma costituisce un rischio concreto per la salute pubblica. Pazienti inconsapevoli possono rivolgersi a queste figure nella convinzione errata che abbiano le stesse competenze e autorizzazioni di un fisioterapista. Ciò può portare a diagnosi ritardate, trattamenti inadeguati o addirittura dannosi, compromettendo il recupero e la salute a lungo termine.
È essenziale chiarire quali siano le competenze specifiche del fisioterapista, figura sanitaria regolamentata che si basa su evidenze scientifiche validate e su una formazione accademica rigorosa. Solo così è possibile evitare equivoci e garantire che i pazienti ricevano cure adeguate, sicure e di qualità.
Un approfondimento sul termine “abuso” ci aiuta a comprendere meglio la sensazione di chi vede la propria professione minacciata. Etimologicamente, “abuso” deriva dal latino “abusus”, participio passato del verbo “abuti”, che significa “usare male” o “oltre il consentito”. In senso generale, abusare indica un uso improprio o eccessivo di qualcosa, spesso senza riguardo per le conseguenze. Quando parliamo di “abuso della professione”, entriamo in un ambito più specifico e giuridico: si tratta di un reato, in cui individui privi delle qualifiche necessarie esercitano attività riservate a professionisti abilitati, mettendo a rischio la sicurezza e la salute dei pazienti.
Ma l’abuso non si limita solo all’aspetto legale. C’è un altro livello, più sottile e morale, che molti fisioterapisti sentono profondamente: l’abuso percepito quando altre figure, prive delle stesse competenze e del medesimo rigore formativo, si appropriano indebitamente della fiducia dei pazienti e delle competenze che appartengono alla professione regolamentata. Questo tipo di abuso genera frustrazione e senso di ingiustizia tra i professionisti, che vedono sminuito il valore del loro percorso accademico e del loro lavoro quotidiano. Riconoscere e affrontare entrambi gli aspetti dell’abuso è essenziale per restituire dignità e rispetto al ruolo del fisioterapista.
Il Fisioterapista: Una Professione con Solide Fondamenta Accademiche e Sanitarie
Il fisioterapista è una figura sanitaria regolamentata che opera su basi scientifiche validate. Per raggiungere questo livello di professionalità, si segue un percorso formativo accademico rigoroso, che prevede:
- Laurea triennale in Fisioterapia, riconosciuta dal Ministero della Salute, con una solida preparazione in anatomia, fisiologia, biomeccanica e patologia;
- Esperienze pratiche in ambienti clinici supervisionati, che consentono di tradurre le conoscenze teoriche in competenze operative;
- Aggiornamento continuo, obbligatorio per mantenere standard elevati e operare secondo le più recenti evidenze scientifiche.
Questa formazione garantisce che il fisioterapista sia in grado di valutare, pianificare e implementare interventi terapeutici mirati per una vasta gamma di condizioni muscoloscheletriche, neurologiche e respiratorie, sempre con un approccio personalizzato e centrato sul paziente.
A differenza del fisioterapista, molte figure come i posturologi o i chinesiologi non seguono percorsi accademici regolamentati. Sebbene possano offrire supporto nel contesto del benessere fisico, il loro intervento non è basato su diagnosi o trattamenti terapeutici in senso clinico. Spesso, queste figure non sono incluse nelle professioni sanitarie riconosciute e, in alcuni casi, non dispongono nemmeno di una formazione standardizzata.
Questo può rappresentare un pericolo concreto per i pazienti che, attratti da promesse pubblicitarie o dalla falsa percezione di competenze equivalenti, possono:
- Ritardare l’accesso a cure appropriate;
- Ricevere interventi non basati su evidenze scientifiche;
- Sottoporsi a trattamenti potenzialmente dannosi o inutili.
Una delle maggiori insidie per la professione del fisioterapista è rappresentata dal marketing aggressivo di alcune figure non sanitarie. L’utilizzo di terminologie vaghe o pseudoscientifiche, accostate a titoli ambigui, contribuisce a generare confusione. Termini come “specialista della postura” o “esperto in biomeccanica” possono sembrare autorevoli, ma spesso mascherano una carenza di competenze cliniche reali.
Il valore della professione di fisioterapista non risiede nella capacità di vendersi, ma nella qualità e nella sicurezza delle cure offerte. Un buon marketing non deve mai soppiantare la professionalità e la deontologia.
Il fisioterapista è un garante della salute pubblica, e il suo ruolo deve essere tutelato attraverso una corretta informazione. Per fare ciò, è indispensabile:
- Comunicare in modo efficace con i pazienti: spiegate loro, con un linguaggio semplice ma autorevole, la nostra formazione e le basi scientifiche dei nostri interventi;
- Sfruttare i canali digitali in modo strategico: create contenuti chiari e validati, che contrastino la disinformazione e valorizzino la figura del fisioterapista;
- Collaborare con istituzioni e associazioni di categoria: lavorate per promuovere campagne di sensibilizzazione che evidenzino le competenze uniche del fisioterapista rispetto ad altre figure.
Un Invito alla Responsabilità per i Futuri Professionisti
Un messaggio voglio rivolgerlo anche a chi oggi sta studiando per diventare fisioterapista: come studenti e futuri professionisti, avete la responsabilità di proteggere l’integrità della fisioterapia: questo significa non solo praticare la professione con competenza e dedizione, ma anche difenderla da abusi e malintesi. Il vostro percorso accademico e la vostra determinazione rappresentano una garanzia per il futuro della nostra professione. Con il vostro impegno, potremo continuare a promuovere una fisioterapia basata su evidenze scientifiche e fondata su principi etici solidi. Partecipate attivamente alla diffusione di una cultura sanitaria che valorizzi le competenze e la centralità del fisioterapista nella tutela della salute pubblica.
Ricordate che il vostro ruolo è insostituibile. La fisioterapia non è un insieme di tecniche o protocolli predefiniti, ma una disciplina che combina scienza, empatia e capacità analitica per migliorare la qualità della vita dei pazienti.
La professione del fisioterapista è il frutto di anni di studio e aggiornamento continuo. Per tutelarla, è necessario contrastare con fermezza la diffusione di figure non qualificate e di pratiche prive di validazione scientifica.
La corretta informazione il nostro strumento più potente. Solo così potremo garantire che la fisioterapia continui a rappresentare un pilastro essenziale della salute di tutti.