Fisioterapia e anatomia settoria: la mia esperienza a Lisbona

Negli ultimi giorni ho avuto il privilegio di vivere un’esperienza intensa, stimolante e profondamente formativa presso l’Instituto Português da Face, una realtà d’eccellenza nel campo della fisioterapia applicata ai disordini temporomandibolari (DTM) e alla gestione post-operatoria.
Ho potuto osservare da vicino il lavoro di professionisti straordinari: abbiamo approfondito le conoscenze sull’anatomia settoria del cranio e dell’articolazione temporomandibolare (ATM) con due docenti d’eccezione: il Prof. David Faustino Angelo e il prof. Fabrizio Spallaccia.  Per combinare l’insegnamento teorico con pratiche applicative terapeutiche, il corso è stato arricchito dalle lezioni delle fisioterapiste Filipa de SousaShanna Soares e Marcella Sarkis fornendo una comprensione completa e dettagliata dei protocolli riabilitativi e dell’uso della tecnica del dry needling.

Una parte fondamentale di questa esperienza è stata il corso di anatomia settoria, un’immersione dettagliata nei reperti anatomici reali. Questo tipo di formazione, estremamente pratica e concreta, ci ha permesso di vedere – letteralmente – sotto la superficie.

Comprendere dove e come scorrono nervi, muscoli, fasce e articolazioni dell’apparato stomatognatico non è un esercizio puramente teorico: è un passaggio essenziale per migliorare la qualità e la precisione della nostra pratica clinica. Grazie al supporto di tecniche come il dry needling e la terapia manuale, possiamo intervenire con maggiore consapevolezza sulle strutture profonde, andando oltre il sintomo per arrivare alla causa.

Il confronto con colleghi provenienti da tutto il mondo ha rappresentato un valore aggiunto impagabile. Ognuno di noi è arrivato con il proprio bagaglio di esperienze, domande, intuizioni. E ognuno è ripartito arricchito, non solo di nuove competenze, ma anche di nuove prospettive. È in queste occasioni che si percepisce davvero la forza della fisioterapia come disciplina globale, capace di connettere linguaggi, culture e approcci differenti attraverso un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita delle persone.

Torno da questa esperienza con tante risposte, ma anche con nuove domande. Torno con l’entusiasmo rinnovato e la consapevolezza che la formazione continua non è solo un dovere professionale, ma un vero e proprio motore di crescita personale. Ogni corso, ogni paziente, ogni collega incontrato lungo il percorso contribuisce a costruire una visione più ampia, più profonda, più umana del nostro lavoro.

La fisioterapia, soprattutto in ambiti così specifici e complessi come quello dei disordini temporomandibolari, richiede studio, precisione e soprattutto ascolto. Ascolto del corpo, delle sue risposte, ma anche delle storie che ogni paziente porta con sé.

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza: i docenti, i colleghi, il team organizzativo. E grazie anche a chi, da lontano, ha seguito il mio percorso con curiosità e supporto.

Ora non resta che portare tutto questo nella pratica quotidiana, con l’umiltà di chi sa che c’è sempre qualcosa da imparare e la determinazione di chi ama profondamente il proprio mestiere.